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GTX – Un successo strepitoso… e un arrivederci?

L’ultima edizione del GT – Dal Mare alla Vetta è stata semplicemente indimenticabile:

oltre 1000 partecipanti, un entusiasmo travolgente, sorrisi, fatica, amicizia e quella magica energia che solo il GT sa regalare.

Con grande emozione celebriamo la fine di un percorso lungo 10 anni, durante i quali abbiamo unito il mare alle Apuane… e, soprattutto, abbiamo unito le persone.

👉 In questo tempo, oltre 10.000 persone hanno camminato con noi, scoprendo luoghi meravigliosi, vivendo esperienze autentiche e contribuendo a far conoscere e amare il nostro territorio.

Abbiamo creato un evento che racchiude tutto ciò che per noi conta:

🏃‍♀️ sport,

💛 amicizia,

🌍 condivisione,

📸 turismo consapevole, e un senso profondo di comunità.

🎗️ In tutti questi anni abbiamo anche cercato, nel limite delle nostre possibilità, di sostenere le numerose associazioni di volontariato che hanno partecipato in vari modi alla riuscita della manifestazione. A tutte loro va il nostro più sentito grazie.

Come annunciato, con grande rammarico, siamo costretti a chiudere questa avventura alla decima edizione.

Le difficoltà organizzative, la mancanza di risorse economiche e sempre meno volontari ci impediscono, ad oggi, di proseguire.

👉 Ma se qualcosa in voi è scattato — come è successo a noi leggendo i tanti messaggi di affetto e dispiacere — sappiate che la porta non è del tutto chiusa.

Se qualcuno vorrà farsi avanti con un aiuto concreto, nuove energie o sponsorizzazioni solide, noi ci siamo.

Saremmo felici di scrivere insieme la storia dell’11ª edizione… e magari anche oltre.

Perché il GT non è solo un evento.

È uno spirito, è un’emozione collettiva, è un modo di vivere la natura, lo sport e la bellezza del nostro territorio.

🧡 Siamo orgogliosi di aver fatto, nel nostro piccolo, qualcosa di bello per la nostra città.

E se questo è stato possibile, è grazie a voi.

🙏 Grazie di cuore a tutti voi che avete camminato con noi, anno dopo anno.

Siete la vera anima del GT.

A presto…

Il comitato organizzativo

Grande Trekking Asd

E ora… in bocca al lupo a tutte e tutti!

🎉 Domenica è il grande giorno: la 10ª e ultima edizione del GT – Dal Mare alla Vetta! 🏃‍♂️⛰️
Siete pronti? Noi sì… e non stiamo più nella pelle!

🔥 Ci aspetta una giornata epica, sotto ogni punto di vista: sarà la più calda dell’anno, quindi ascoltateci bene…

🔴 Portate con voi almeno 2 LITRI D’ACQUA a testa!
Non sottovalutatelo: vi serviranno tutti.
Lungo il percorso ci saranno punti di ristoro, ma l’autonomia è fondamentale. Prevenire colpi di calore e crampi è responsabilità di tutti.

💪 Vivete il GT10 con grinta, rispetto per il proprio corpo e lo spirito giusto: sudore, fatica e gioia — quella vera, che vi resterà nel cuore.

❤️ Se vi sentite affaticati, fermatevi. Non c’è vittoria più bella che arrivare in salute e con il sorriso.

🐺 E ora… in bocca al lupo a tutte e tutti!

Un grande abbraccio dal comitato direttivo.
Ci vediamo sui sentieri… e poi verso nuove avventure!

GTX. ECCO COSA DEVI SAPERE…

📍 INFO LOGISTICHE

  1. Ritiro pettorale, maglia e spilletta:
    📅 Sabato 14 Giugno dalle 10:00 alle 19:00
    📅 Domenica 15 Giugno dalle 6:00 alle 7:20
    📍 Piazza Paradiso, Marina di Carrara (MS)
    È obbligatorio esibire la ricevuta di iscrizione.
  2. Partenza GTX:
    🕕 Domenica 15 Giugno dalle ore 6:00
    📍 Piazza Paradiso, Marina di Carrara (MS)
  3. Controllo equipaggiamento:
    🕕 Dalle 6:00 alle 7:20
  4. Partenza Trail:
    🕗 Ore 8:00
  5. Partenza Trekking:
    🕗 A seguire

REGOLE E CONSIGLI UTILI

  1. Ognuno è responsabile di se stesso.
    Gli organizzatori non vi porteranno in vetta: il cammino è personale.
    ➤ È richiesto equipaggiamento OBBLIGATORIO, come indicato sul sito ufficiale, per affrontare in sicurezza e con coscienza il percorso.
    🔍 Per la categoria Trail Running verrà effettuato il controllo dell’equipaggiamento prima della partenza e durante il percorso.
    ⚠️ In caso di inadeguatezze, è prevista la squalifica.
  2. Portate con voi abbondante acqua.
    Sono previsti alcuni rifornimenti lungo il percorso, ma non sono sufficienti a coprire il fabbisogno giornaliero.
    Ognuno è tenuto a partire con una scorta idrica adeguata e ad autogestirsi.
  3. Il cancello per la vetta chiude tassativamente alle ore 15:30.
    Dopo tale orario non sarà più possibile salire.
    (La vetta resta lì… sarà per un’altra volta!)
  4. Il caldo sarà intenso: proteggetevi e reintegrate.
    Idratatevi bene e spesso, portate con voi snack energetici, barrette, frutta secca o gel.
    ➤ Non dimenticate crema solare, cappello e occhiali da sole.
  5. Sulla vetta la temperatura può essere anche di 10°C più bassa.
    Vestitevi a strati e preparatevi per eventuali cambi di tempo.
  6. Non perdete troppo tempo per i selfie.
    Godetevi il percorso: è lungo e va affrontato con rispetto.
  7. Il ristoro finale chiuderà alle ore 18:00.
  8. Ogni partecipante dovrà provvedere in maniera autonoma al rientro al punto di partenza.
    Non è previsto alcun servizio navette. Organizzatevi con mezzi propri.
  9. Ascoltatevi.
    Se vi sentite troppo stanchi, fermatevi.
    Rinunciare può voler dire proteggere la vostra salute.

Buon GTX a tutti!
Affrontatelo con grinta, rispetto e spirito di avventura. 🌄🥾

GTX Ultima edizione

Mancano solo 2 settimane al GTX!
🚨 Ultimi pettorali disponibili: iscriviti ora!

Dopo 10 edizioni indimenticabili, questa sarà l’ultima corsa del GTX – Dal Mare alla Vetta.
Il comitato direttivo ha deciso di chiudere questo straordinario capitolo per dedicarsi a nuove sfide e nuovi eventi già in cantiere.

🙏 Un grazie di cuore a tutti coloro che, in questi anni, hanno contribuito in qualsiasi modo alla crescita e alla riuscita del GTX: volontari, atleti, sponsor, enti, amici e sostenitori. Senza di voi, tutto questo non sarebbe stato possibile.

🏁 Non perdere l’occasione di far parte della storia!
L’edizione 2025 sarà una grande festa, con 🎶 musica e la straordinaria presenza dei cosplayer di Star Wars per un tocco galattico all’evento!

GTX 2025: l’ultima, la più intensa. Ci sarai?
👉 Iscriviti ora su: www.grandetrekking.com

GTX “Dal Mare alla Vetta” – Sfida la Natura, Conquista Te Stesso!

Iscrizioni aperte! Sei pronto a un’avventura epica tra onde e cime? 💪🔥

Il 15 giugno 2025 sarà il giorno in cui supererai te stesso! 💪 Approfitta della tariffa ridotta per iscriverti al GTX dal Mare alla Vetta, preparati al meglio e affronta questa sfida unica!

Non perdere l’occasione: giugno è più vicino di quanto pensi! 🏃‍♂️🏞️#GTX2025#SfidaTeStesso#Allenamento

Un viaggio straordinario – un’esperienza unica nel suo genere – ti attende lungo i suoi 35 km di emozioni e 2300 metri di dislivello positivo per la distanza intera, e 21 km con 1500 metri D+ per la mezza. Dimentica il mare e preparati a scalare le magnifiche pendici del Monte Sagro, nelle splendide Alpi Apuane, dove ti porterai a 1753 metri di altitudine. Qui, ti aspetta un panorama che ti lascerà senza fiato, un incontro sublime tra cielo e terra. Non solo le caratteristiche cave di marmo che accompagnano lo sguardo lungo il percorso, dopo i 35 km di salita non fermarsi ad ammirare i luoghi e i colori di queste zone è praticamente impossibile, colori e luoghi che di certo sono la miglior ricompensa dopo tutta questa fatica! Dal Mare alla Vetta, un pò come la metafora della vita, c’è sempre un punto da cui partire per compiere grandi imprese, lo sanno bene gli atleti, che prima dell’inizio compiono un rito molto particolare – bagnarsi le scarpe sul mare, un atto scaramantico da portare avanti negli anni.

Questo è il GTX: una sfida a te stesso, un’opportunità per superare i tuoi limiti e immergerti nella bellezza incontaminata della natura.

Info e iscrizioni: www.grandetrekking.com

Attenzione! Ritiro pettorale e pacco gara a partire da Sabato 8 Giugno.

Al fine di accelerare le operazioni di partenza e di garantire un migliore servizio, invitiamo i partecipanti a presentarsi per il ritiro del pacco gara e pettorale preferibilmente il giorno Sabato 8 Giugno dalle ore 10,00 alle ore 19,00 presso Piazza Paradiso Marina di Carrara (è obbligatorio esibire la ricevuta di iscrizione. E’ inoltre possibile il ritiro per amici e conoscenti purché muniti di ricevuta nominativa degli stessi).

Per chi invece proviene da fuori zona oppure è impossibilitato nella giornata di Sabato, i pettorali e i pacchi gara saranno consegnati la mattina di DOMENICA 9 GIUGNO prima della partenza, dalle ore 6,00 alle ore 7,20 sempre in Piazza Paradiso Marina di Carrara.
SI RACCOMANDA MASSIMA PUNTUALITA’.

Il pettorale dovrà essere portato ben visibile per tutta la durata della manifestazione. Qualora il partecipante non sia conforme con i requisiti richiesti dall’organizzazione (calzature, abbigliamento, rifornimenti alimentari) il pettorale verrà rimosso e di conseguenza verrà invalidata la sua partecipazione alla manifestazione.

Indicazioni per raggiungere (PIAZZA PARADISO 54033 Carrara MS) dall’uscita Autostrada A12 Casello di Carrara:

  • Svolta a destra e prendi Viale Galileo Galilei
  • Prosegui dritto su PIAZZA PARADISO (2 semafori)
  • 1,8 Km (4 minuti)

https://goo.gl/maps/sHe25moYqWEZMHCv5


Esperienza indimenticabile con il Grande Trekking GT9 dal Mare alla Vetta!

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Nella terra dei liguri apuani, antica popolazione autoctona che si batté duramente per ben tredici anni contro i romani, si snodano i 35 chilometri del percorso della nona edizione del Grande Trekking. Nel progetto di questa grande manifestazione, che sta assumendo un carattere internazionale per il coinvolgimento di numerosi atleti provenienti anche da fuori confine, oltre alla dimensione prevalentemente sportiva, evidenziata dal famoso slogan “sfida te stesso”, c’è anche quello di promozione del territorio, sia sotto il profilo naturalistico che culturale, atteso che l’itinerario proposto attraversa numerosi siti di interesse culturale-paesaggistico.

Un territorio che offre la possibilità di bagnarsi i piedi nelle acque del mar Tirreno, e di trovarsi, dopo solo poche ore di cammino, a calpestare le rocce sulla vetta del monte Sagro a 1753 m. di quota, dà subito l’idea delle sue enormi potenzialità. Il Grande Trekking costituisce quindi un evento che difficilmente trova riscontro in altre area del territorio italiano, e non solo. Se poi a questo si aggiungono anche le bellezze paesaggistiche e culturali, allora siamo di fronte a qualcosa di eccezionalmente insolito, che non ha paragoni di confronto.

La partenza del Grande Trekking avviene a Marina di Carrara dai giardini della località Paradiso, così chiamata anticamente per la presenza delle dune di sabbia e di una estesa pineta in parte ancora visibile. Una volta partiti, ci si dirige lungo la strada che costeggia il cosiddetto “Muraglione” il grande muro anticarro fatto costruire dalla Wehrmacht durante la seconda guerra mondiale, ancora perfettamente conservato per quasi tutta la sua lunghezza. Il muro anticarro, che costeggia il greto del Torrente Parmignola e segna il confine con la Liguria, fu uno degli innumerevoli dispositivi difensivi costituiti da ricoveri protetti, bunker, campi minati, trappole esplosive e torrette di carri interrate facenti parte della Linea Verde 2 ovvero la linea di demarcazione della profondità di estensione territoriale della Linea Gotica rispetto alla Linea Verde 1 (costituita 20 km più a sud ovvero sulla sponda del Fiume Versilia) che arrivava, snodandosi, fino alla foce del Fiume Magra.

zbseq53vUna volta raggiunta la sede della Statale 1 Aurelia, ci troviamo in località Cavaiola, il cui nome deriva dalla villa posta ai piedi della collina di Monteverde.

Si inizia a salire verso le montagne passando dalla località Fossone Alto, costituita da piccoli gruppi di case raccolti lungo i pendii del colle con vista sulla marina. Il mare non ci abbandona mai, le finestre con vista si aprono ogni qualvolta giriamo l’angolo. L’azzurro del mare contrasta con il verde dei terreni coltivati della pianura, il Tino e la Palmaria galleggiano all’orizzonte. Una stretta lingua di sabbia grigia è lì, ad uso e consumo dei turisti.

5763154Risalendo la collina attraverso il percorso che ci porta al borgo di Fontia, lungo il cammino incontriamo una mulattiera che si presenta davanti a noi. Il sentiero in alcuni punti sale rapidamente, sulla nostra destra possiamo osservare le Alpi Apuane che svettano maestose formando una cornice veramente unica. I ruderi che incontriamo sono i cosiddetti Palazzetti: sono i resti di un casino di caccia costruito a fine settecento dalla famiglia Del Medico che raggiungevano dalla loro villa di campagna posta più in basso. Proseguendo nel cammino per Fontia, sopra una collina circondata da vitigni che producono il famoso vino di Moneta, si ergono i ruderi di quello che un tempo fu un fiero castello. Noto come borgo fortificato, il Castello di Moneta risale dalle prime registrazioni nel 1035 ma pare abbia origini più remote. Almeno tre cortine murarie difendevano la Rocca e il nucleo abitato, mentre nel punto più alto della collina si trova il cassero, ancor oggi ben conservato nella sua struttura perimetrale. Per la sua posizione panoramica e di guardiano sulla sottostante valle, lo potremo definire custode degli antichi segreti delle Apuane settentrionali. Le origini del castello di Moneta risalgono all’alto medioevo, e il suo nome potrebbe derivare da “Arx Munita”.

Sfumata la vista mare, il panorama si apre in tutta la sua imponenza, siamo di fronte a cose mai viste, ammirazione e sgomento sono le prime sensazioni che si provano a guardare i monumentali bacini estrattivi situati sopra la città di Carrara. Ora non è più l’azzurro del mare a dominare la scena, ma il bianco marmoreo dei ravaneti, un tempo faro per i marinai, e l’escavazione praticata sui fianchi della montagna. È su queste montagne che Michelangelo nel 1518 venne per estrarre i marmi per i suoi capolavori. Guardando ancora più lontano si stagliano verso il cielo le possenti vette delle Apuane, quasi a volerlo graffiare: il monte Sagro, la nostra meta, le vette del Maggiore, del Grondilice e della Tambura, ricordata da Dante nella Divina Commedia con il nome Tambernicchi, e a chiudere la nostra visuale il monte Sella e la Brugiana, modesta montagna di circa 1000 metri.

Proseguendo il cammino iniziano ad apparire le prime case di Fontia (330 mt. slm), e finalmente tutto il borgo appoggiato sui fianchi della collina dominato dalla mole del campanile della piccola chiesa del XIII secolo di San Nicolò, con il suo storico altare policromo in marmi bianco e colorati e due artistiche statue, una di Santa Lucia protettrice del paese e l’altra di S. Nicolò a cui è dedicata la chiesa. Contiene altari e accessori del ‘700. Tra le peculiarità di Fontia citiamo le numerose maestà marmoree affisse alle facciate delle abitazioni.
Il colle di Santa Lucia, che domina il borgo, è l’ultima terrazza affacciata sul mare prima di scomparire alla vista. Da qui si possono infatti ammirare le Alpi Apuane, tutta la valle del Carrione sino a Marina di Carrara e dalla Marina di Pisa sino a tutto il golfo di La Spezia con Sarzana, Portovenere, l’isola Palmaria, Tino e Tinetto, e l’entroterra alle spalle di Sarzana con tutti i paesi sulle cime delle colline.  Nelle giornate terse si può vedere l’isola Gorgona e la punta nord della Corsica.

ortonovo19Sempre con vista sulle Apuane si arriva alla Foce di Ortonovo. Risalendo un piacevole stradello, un tempo utilizzato dagli abitanti come principale via di comunicazione, si arriva a Castelpoggio, antico borgo millenario situato in posizione panoramica domina la piana di Luni ed è circondato da boschi pascoli e terrazzamenti, tra castagni, corbezzoli, eriche e ginestre. Si trova sulla strada Carrara-Fosdinovo che costituisce il confine tra Toscana e la Liguria.  La parte alta del paese è quella più antica e costituiva un borgo murato di cui poco è rimasto dove si trova la chiesa parrocchiale della Natività di Santa Maria. Quest’antichissimo borgo, di cui esiste traccia storica sin dal X secolo, si sviluppava su un costone roccioso ed era difeso da un castello, oggi rimangono i resti di una torre cilindrica, di una cisterna e fondamenta con qualche muro tra alberi e sterpi. Castelpoggio, Castrumpodium in latino, era zona di confine tra Carrara e Sarzana e poi tra lo stato Modenese e quello Sardo mediante il torrente Parmignola che nasce nella zona. Da qui si snoda il sentiero per la Gabellaccia e per Campocecina. Il paese di Castelpoggio lega il proprio nome anche al marmo rosso che si estraeva nelle vicinanze del borgo e dove, ancora oggi, si possono notare nei pressi di una cava abbandonata alcuni blocchi riquadrati. Un tempo, a controllo di tutta questa vasta valle fu edificato, intorno all’anno 1000, un importante castello con annesso un borgo murato, che prese il nome di Volpiglione. La fortificazione aveva principalmente scopi difensivi e di controllo di importanti mulattiere, che partendo dalla città di Luni risalivano la Valle del Parmignola, mettendo in comunicazione le vallate del Carrione.

GabellacciaA regnare quasi incontrastato l’ambiente montano è l’albero del castagno, il cui frutto in tempi di carestia, causati da guerre e pestilenze, ha aiutato nella già povera alimentazione numerose famiglie. Salendo di quota troviamo il cerro e l’albero di faggio. Siamo ormai in prossimità delle grotte della Gabellaccia, antico sito preistorico in cui dimorò l’uomo nel periodo eneolitico e nella successiva età del bronzo. I materiali ritrovati confermerebbero questa teoria. Poco sopra siamo in vista del Passo della Gabellaccia, o Dogana della Tecchia. Questo passo ebbe importante rilevanza almeno fino al 1847, come confine di stato tra il Granducato di Toscana e i territori estensi. A testimonianza del pagamento della gabella, ossia la tassa che veniva pagata da coloro che attraversavano i due stati, restano i ruderi del vecchio edificio in sasso. Il tracciato fu adibito principalmente al trasporto del sale da Livorno a Fivizzano e ancora oggi dagli anziani è chiamata via del sale, anche se vi erano trasportate altre merci. La mulattiera era molto transitata durante la pestilenza di Genova del 1656 e, per evitare la Liguria, dal Nord Italia e viceversa si percorreva la via del Sale.

09cddPercorrendo il sentiero che dalla Gabellaccia conduce verso Monzone possiamo riconoscere tra la vegetazione l’imbocco di una galleria, è ciò che rimane di uno degli ingressi delle miniere chiamate di “Scortico” – Canale d’Arpa – dove veniva estratto il manganese, un minerale molto simile al ferro utilizzato nella produzione dell’acciaio. L’imbocco della miniera è purtroppo ostruito da una frana, ma fino a pochi anni fa si poteva entrare per alcune decine di metri nella montagna, camminando sotto le caratteristiche impalcature in legno che sostenevano la volta della galleria. Le miniere furono abbandonate nel dopoguerra. Fino agli anni cinquanta erano ancora visibili i carrelli su rotaia utilizzati per il trasporto del minerale.

Arrivati alla località Foce Pozzi, si rimane sicuramente colpiti dalle profonde spaccature simili ad enormi inghiottitoi, appunto chiamati pozzi, che penetrano nelle profondità della terra, formando un ambiente ipogeo ricco di cavità e gallerie, in cui il lento lavoro dell’acqua ha creato un ambiente ideale per lo speleologo. Le Alpi Apuane rappresentano una delle aree carsiche più importanti d’Italia; vi si contano quasi 1000 grotte. Tra le 50 grotte più profonde della penisola, 17 sono apuane, così come tra le 50 più estese in lunghezza, 8 sono apuane. Il carsismo rappresenta uno dei processi geologici più conosciuti per la capacità di dare vita a forme e paesaggi spettacolari. La maggior parte dei fenomeni carsici è dovuta all’azione delle acque d’origine meteorica sulle rocce, principalmente di tipo carbonatico (calcari e dolomie). P4025887

L’Antro degli Orridi è una grotta che si sviluppa nel calcare cavernoso ad una quota di 1100 metri sul livello del mare. Incamminandosi lungo il sentiero dal CAI 183 dopo una ventina di minuti si arriva in prossimità dell’ingresso della grotta in un sistema di doline. Una di queste è l’ingresso veramente spettacolare della grotta. Spettacolare perché si tratta di erosione inversa, che scende per una ventina di metri in mezzo al calcare cavernoso e sulle cui pareti scintilla un muschio verdissimo. Proprio di fianco abbiamo una dolina “gemella” che sprofonda di parecchi metri ma ancora chiusa al fondo. Se uniamo queste doline con una linea, intercettiamo un’altra grotta, il Buco Giallo che si apre nella valle parallela a questa a qualche centinaio di metri di distanza.

Siamo oramai in vista di Campocecina e dei suoi vasti prati semi pianeggiati, meta di numerosi turisti. A dare conforto all’escursionista troviamo il rifugio C.A.I. Carrara, appoggiato sopra una terrazza con vista sulla marina, immerso in un ambiente dominato dal faggio di alto fusto.  A dominare la scena è l’imponente mole del monte Sagro, la montagna sacra venerata dall’antico popolo delle statue stele. Castelpoggio20Lo scenario cambia nuovamente aspetto, il mare non ci abbandonerà più fino a quando non sarà raggiunta la vetta. Le isole in lontananza sembrano fluttuare cullate dalle onde, mentre la plumbea superficie del mare incontra l’azzurro del cielo. Qui prende forma uno spettacolo irripetibile. Il mare, avvolgendo il cielo nel suo abbraccio, crea un orizzonte che al tramonto si trasforma in una lunga scia colorata, che assume tutte le tinte di rosa, vermiglio e cremisi incendiando le nuvole alte che ancora nascondono il sole. I profili delle montagne, che prima ci apparivano lontani, dalla vetta del monte Sagro sono lì, imponenti e severe a dominare la scena con i loro pinnacoli aguzzi di cattedrale. In basso, incastonati sotto i precipizi del Pizzo d’Uccello e del Grondilice, si affacciano i tetti del paese di Vinca. Qui lo scorrere del tempo è ancora scandito dalla lenta opera della natura, e l’uomo è solo spettatore.

31648317_850879955103096_3751689229097238528_oSiamo finalmente in dirittura d’arrivo: raggiunta Base Pianza (Foce Pianza) dopo l’ascesa alla vetta del Monte Sagro si prosegue per strada bianca fino all’arrivo alla Rotonda di Campocecina dove termina il percorso della nona edizione del Grande Trekking. Sotto la Foce di Pianza si apre uno dei più grandi bacini minerari di escavazione del marmo, e sotto questi, la città di Carrara con i suoi edifici storici: il Palazzo dell’Accademia di Belle Arti, il Teatro Animosi, il Duomo, Piazza Alberica, Piazza d’Armi.




Geologia

Non sono frequenti in Italia e in Europa i luoghi che possono vantare, come le Alpi Apuane, un patrimonio naturale così straordinariamente ricco di paesaggi, di ambienti e di emergenze naturalistiche. Non sono soltanto la flora e la fauna, comunque abbondanti di specie endemiche, ma pure le rocce, i minerali, i fossili, le strutture tettoniche, le forme superficiali e profonde della Terra, a fornire elementi inconsueti, vari e diffusi di valore ambientale.

Le Alpi Apuane sono soprattutto un complesso orografico di grande suggestione scenica, la morfologia assai aspra, con valli profondamente incise ed un’enorme energia del rilievo. Queste montagne devono buona parte della loro notorietà alla bellezza dei propri marmi e ai profondi abissi e alle grandi cavità del sottosuolo carsico.

Le Alpi Apuane rappresentano la più importante “finestra tettonica” della catena appenninica; per effetto dell’erosione, affiorano rocce a basso metamorfismo che nel loro insieme costituiscono il Complesso Metamorfico Apuano.

I Marmi

Il bacino marmifero apuano, unico al mondo per dimensioni e caratteristiche merceologiche, è una formazione ad andamento continuo con un’estensione di circa 10 per 20 Km ed uno spessore che in alcuni punti supera i 400 m. La sua presenza deriva dalla sedimentazione di cospicui depositi calcarei, in alcune zone particolarmente puri, sottoposti per milioni di anni alle forti pressioni e temperature determinate dalle sovrapposizioni di unità tettoniche. All’interno del bacino marmifero sono reperibili diverse varietà di pietre da taglio, come lo statuario, il bardiglio, l’ordinario, il venato, l’arabescato, il cipollino, il fior di pesco ed altri meno noti ma non meno belli ed apprezzati.

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Il Carsismo

Le Alpi Apuane rappresentano una delle aree carsiche più importanti d’Italia; vi si contano quasi 1000 grotte. Tra le 50 grotte più profonde della penisola, 17 sono apuane, così come tra le 50 più estese in lunghezza, 8 sono apuane. Il carsismo rappresenta uno dei processi geologici più conosciuti per la capacità di dare vita a forme e paesaggi spettacolari. La maggior parte dei fenomeni carsici è dovuta all’azione delle acque d’origine meteorica sulle rocce, principalmente di tipo carbonatico (calcari e dolomie).

La Flora

Sui primi rilievi, esposti a mare, la copertura vegetale è di tipo mediterraneo: fino a 300 m circa di altitudine è presente la macchia mediterranea a sclerofille sempreverdi, composta oltre che dal leccio, dal mirto, dal terebinto e dalla fillirea; questa copertura vegetale in vaste zone è stata sostituita con oliveti; fino a 600 m circa di altitudine, si trova la pineta di pino marittimo.

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Procedendo verso l’interno, con l’aumento dell’altitudine, si incontrano i querceto-carpineti ed i cerreto-carpineti, largamente sostituiti dall’uomo con vasti castagneti; i querceto-carpineti sono diffusi in tutti i terreni calcarei soleggiati del versante tirrenico delle Apuane da una quota di 400 metri fino a 1400 metri circa. L’albero che domina è il carpino nero, accompagnato dalla roverella e dall’orniello.

Nelle zone del querceto-carpineto, sui roccioni e fra i detriti, sono frequenti alcune delle specie endemiche delle Apuane: la globularia, la santolina, l’asteroide salicina flessuosa, la molchia, il cerastio apuano, il salice apuano ed altre.

I cerreto-carpineti sono diffusi per lo più nei terreni freschi, specialmente del versante lunigianese e garfagnino. E’ sempre presente il cerro insieme al carpino nero, al carpino bianco, ed al nocciolo.

Gran parte dei boschi caducifogli in passato è stata trasformata in castagneti cedui o da frutto: l’uomo ha piantato o favorito il castagno in tutti i terreni leggermente acidi adatti alla pianta per ricavare castagne e legname; è infatti largamente conosciuta l’importanza che il castagno ha rivestito, soprattutto in passato, nella vita e nell’economia delle popolazioni apuane.

A maggiori altitudini si trovano le faggete, dominate dal faggio, con maggiore estensione nel versante settentrionale delle Apuane, da quota 800-900 m fino a 1600-1700 m.

La vegetazione che caratterizza la zone di altitudine presenta aspetti differenti sulle vette di natura calcarea rispetto a quelle di natura silicea; sulle parti più elevate delle vette costituite da rocce silicee vivono le brughiere di altitudine.
Si trovano per lo più nelle Apuane centro-settentrionali e sono costituite principalmente da due diverse specie di mirtillo.

Le aride vette calcaree, apparentemente prive di vegetazione, ospitano in realtà numerose specie erbacee che vivono sulle pareti rocciose; si tratta per lo più erbe non graminoidi, cespugli ed arbusti, che determinano un tipo di vegetazione discontinua, chiamata vegetazione casmofila; questa rada copertura vegetale caratterizza largamente il paesaggio vegetale apuano d’altitudine e si sviluppa sulle vette costituite da marmo.
In queste situazioni ambientali compaiono numerose specie endemiche, quali l’atamanta e la silene lanuginosa.

La Fauna

Grazie alla tutela offerta dall’area protetta, nel corso degli ultimi anni la fauna selvatica delle Apuane è sensibilmente aumentata nel numero e nella quantità delle specie presenti. Un segno tangibile di questa nuova fase è dato dal ritorno dell’aquila reale che ora vi nidifica stabilmente. Tra i rapaci diurni sono inoltre presenti il falco pellegrino, il gheppio e la poiana mentre tra i notturni, il gufo, il barbagianni, la civetta e l’allocco sono le specie più diffuse.

GracchioCorallino

Tra i predatori opportunisti è presente il maestoso corvo imperiale e tra gli abitanti delle quote più elevate spiccano sia il gracchio alpino che il ben più raro gracchio corallino, dal caratteristico becco rosso, divenuto simbolo del Parco. Altre specie interessanti sono il sordone, il codirosso spazzacamino, la pernice rossa e altre ancora, come il torcicollo, il cuculo, il picchio muraiolo o la rondine montana, sono legate alle migrazioni stagionali. Assai numerosi sono i fringillidi e le cincie mentre il picchio verde e quello rosso maggiore risultano ben distribuiti nei boschi più maturi.

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I mammiferi sono oggi rappresentati da alcune specie di pipistrelli, da roditori come il ghiro, lo scoiattolo e il moscardino, dalla lepre, dal capriolo e dal cinghiale, mentre tra i predatori, oltre alla volpe, si contano il lupo, la faina, la donnola, la puzzola, la martora e il più accomodante tasso che si accontenta anche di vegetali. Il robusto e agile muflone è invece una specie introdotta che tuttavia si è adattata a meraviglia all’mbiente apuano, tanto da essere osservato piuttosto comunemente. Tra le rarità va segnalata l’arvicola delle nevi, un piccolo roditore giunto in questi luoghi durante gli ultimi eventi glaciali.

Nei torrenti non mancano le trote e tra gli anfibi, oltre alla salamandra pezzata, sono particolarmente degni di nota sia il tritone alpestre apuano che la salamandrina dagli occhiali; altre rarità sono rappresentate dal geotritone e da un insetto, la Nebria apuana, che risulta distribuito in una ristretta area geografica.


© 2019 del testo di Paolo Camaiora, Guglielmo Bogazzi & Andrea Maccari per GT9 il Grande Trekking

GT9 DAL MARE ALLA VETTA… ci siamooooo!

Iscrizioni a partire dal 1 MARZO 2024

Domenica 9 Giugno 2024: segnatevi questa data sul calendario perché torna l’evento più emozionante dell’anno e unico nel suo genere – con i suoi 35 km e 2300 metri D+ (intera) e 21 Km e 1500 metri D+ (mezza) ti lascerai alle spalle il mare per raggiungere, in breve tempo, la vetta del Monte Sagro (Alpi Apuane) a 1753 metri di altitudine e ammirare un panorama mozzafiato.
Questo è il GT9, questo è sfidare sé stessi!

Il percorso in parte rinnovato permette di godere della vista sulle Apuane settentrionali a quelle meridionali, sulla costa fino a Livorno e il golfo della Spezia. Se la giornata lo consentirà, sarà possibile apprezzare il profilo e le montagne della Corsica, le isole dell’arcipelago Toscano (Capraia, Gorgona e Elba) e dalla vetta si potranno scorgere anche le vette innevate delle Alpi Marittime, l’Argentera e il Monviso. Sarà quindi una giornata all’insegna dello sport e della promozione del territorio dove oltre duemila partecipanti potranno godere della bellezza paesaggistica di un territorio che offre la possibilità di bagnarsi i piedi nelle acque del mar Tirreno e di trovarsi, dopo solo poche ore di cammino, a calpestare le rocce sulla vetta del monte Sagro.

Insomma, il conto alla rovescia ora è davvero partito. Tutti pronti quindi a bagnare nuovamente le scarpe in riva al mare e salire fin sulla vetta, una grande occasione per condividere una giornata indimenticabile all’insegna dello sport, della condivisione e della passione.

L’evento ha il patrocinio di Regione Toscana, Comune di Carrara, Parco Regionale delle Alpi Apuane, Club Alpino Italiano sezione di Carrara, Fondazione CRC.

GT9. EMOZIONE UNICA.
Informazioni riguardanti il regolamento, punti di iscrizione e modalità sono consultabili sul sito ufficiale www.grandetrekking.com

 

Attenzione! Ritiro pettorale e pacco gara a partire da Sabato 3 Giugno.

Al fine di accelerare le operazioni di partenza e di garantire un migliore servizio, invitiamo i partecipanti a presentarsi per il ritiro del pacco gara e pettorale preferibilmente il giorno Sabato 03 Giugno dalle ore 10,00 alle ore 19,00 presso Piazza Paradiso Marina di Carrara (è obbligatorio esibire la ricevuta di iscrizione. E’ inoltre possibile il ritiro per amici e conoscenti purchè muniti di ricevuta nominativa degli stessi).

Per chi invece proviene da fuori zona oppure è impossibilitato nella giornata di Sabato, i pettorali e i pacchi gara saranno consegnati la mattina di DOMENICA 4 GIUGNO prima della partenza, dalle ore 6,00 alle ore 7,20 sempre in Piazza Paradiso Marina di Carrara. SI RACCOMANDA MASSIMA PUNTUALITA’.

Il pettorale dovrà essere portato ben visibile per tutta la durata della manifestazione. Qualora il partecipante non sia conforme con i requisiti richiesti dall’organizzazione (calzature, abbigliamento, rifornimenti alimentari) il pettorale verrà rimosso e di conseguenza verrà invalidata la sua partecipazione alla manifestazione.

Indicazioni per raggiungere (PIAZZA PARADISO 54033 Carrara MS) dall’uscita Autostrada A12 Casello di Carrara:

  • Svolta a destra e prendi Viale Galileo Galilei
  • Prosegui dritto su PIAZZA PARADISO (2 semafori)
  • 1,8 Km (4 minuti)

https://goo.gl/maps/sHe25moYqWEZMHCv5


INFORMAZIONI MOLTO IMPORTANTI

Equipaggiamento obbligatorio per la categoria Running

  • Scarpe da Trail Running
  • Telo termico
  • Fischietto
  • Giacca antivento
  • Riserva d’acqua minimo 1 litro (sacca idrica o borracce per ripartire dai punti ristoro)
  • Riserva alimentare minimo 500 kcal
  • Sacchetto porta rifiuti
  • Documento d’identità in corso di validità
  • Telefono cellulare
  • Nastrare borsa indumenti cambio con nome/cognome num. di telefono

Materiale raccomandato:

  • Pantalone 3/4
  • Cappello o bandana
  • Occhiali da sole
  • Crema solare
  • Bende elastiche per fasciature e qualche cerotto

Equipaggiamento obbligatorio per la categoria Trekking

  • Scarpe o scarponcini da trekking. In alternativa scarpe da ginnastica con suola ben scolpita tipo Vibram®
  • Giacca impermeabile tipo K-Way®
  • Riserva d’acqua minimo 1,5 lt.
  • Riserva alimentare in base alle proprie esigenze
  • Sacchetto porta rifiuti

Materiale raccomandato:

  • Pantalone lungo
  • Maglia di ricambio
  • Cappello o bandana
  • Occhiali da sole
  • Crema solare
  • Telefono cellulare

Il partecipante deve provvedere a portare con sé una quantità di liquidi ed alimenti necessari per affrontare tutto il percorso e avere un equipaggiamento adeguato che gli permetta di affrontare problemi riscontrati o prevedibili (brutto tempo, fastidi fisici, ferite, colpi di calore).

La manifestazione si svolgerà in ecosistemi naturali. I partecipanti dovranno tenere un comportamento rispettoso nei confronti dell’ambiente, evitando di disperdere rifiuti, raccogliere fiori o molestare la fauna.

La manifestazione aderisce alla campagna “PLASTIC FREE”.
Pertanto non saranno distribuiti bicchieri e bottiglie di plastica.
Ogni partecipante dovrà avere con se un Bicchiere/Eco-tazza/Borraccia per bere ai ristori e al pasta party di fine evento.

Ogni atleta dovrà accertarsi di disporre, alla partenza da ogni posto di rifornimento, della quantità d’acqua minima prevista come materiale obbligatorio e che gli sarà necessaria per arrivare al successivo punto ristoro.

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La manifestazione aderisce alla campagna “IO NON GETTO I MIEI RIFIUTI” promossa da Spirito Trail e rivolta a tutti, partecipanti e organizzatori, per tutelare l’ambiente e la natura.

All’arrivo ogni concorrente potrà usufruire di un ristoro completo offerto con l’iscrizione.

35 km di natura, borghi e storia del comprensorio carrarese, guida pratica al GT8!

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Nella terra dei liguri apuani, antica popolazione autoctona che si batté duramente per ben tredici anni contro i romani, si snodano i trentadue chilometri del percorso della sesta edizione del Grande Trekking. Nel progetto di questa grande manifestazione, che sta assumendo un carattere internazionale per il coinvolgimento di numerosi atleti provenienti anche da fuori confine, oltre alla dimensione prevalentemente sportiva, evidenziata dal famoso slogan “sfida te stesso”, c’è anche quello di promozione del territorio, sia sotto il profilo naturalistico che culturale, atteso che l’itinerario proposto attraversa numerosi siti di interesse culturale-paesaggistico.

Un territorio che offre la possibilità di bagnarsi i piedi nelle acque del mar Tirreno, e di trovarsi, dopo solo poche ore di cammino, a calpestare le rocce sulla vetta del monte Sagro a 1753 m. di quota, dà subito l’idea delle sue enormi potenzialità. Il Grande Trekking costituisce quindi un evento che difficilmente trova riscontro in altre area del territorio italiano, e non solo. Se poi a questo si aggiungono anche le bellezze paesaggistiche e culturali, allora siamo di fronte a qualcosa di eccezionalmente insolito, che non ha paragoni di confronto.

La partenza del Grande Trekking avviene a Marina di Carrara dai giardini della località Paradiso, così chiamata anticamente per la presenza delle dune di sabbia e di una estesa pineta in parte ancora visibile. Una volta partiti, ci si dirige lungo la strada che costeggia il cosiddetto “Muraglione” il grande muro anticarro fatto costruire dalla Wehrmacht durante la seconda guerra mondiale, ancora perfettamente conservato per quasi tutta la sua lunghezza. Il muro anticarro, che costeggia il greto del Torrente Parmignola e segna il confine con la Liguria, fu uno degli innumerevoli dispositivi difensivi costituiti da ricoveri protetti, bunker, campi minati, trappole esplosive e torrette di carri interrate facenti parte della Linea Verde 2 ovvero la linea di demarcazione della profondità di estensione territoriale della Linea Gotica rispetto alla Linea Verde 1 (costituita 20 km più a sud ovvero sulla sponda del Fiume Versilia) che arrivava, snodandosi, fino alla foce del Fiume Magra.

zbseq53vUna volta raggiunta la sede della Statale 1 Aurelia, ci troviamo in località Cavaiola, il cui nome deriva dalla villa posta ai piedi della collina di Monteverde.

Si inizia a salire verso le montagne passando dalla località Fossone Alto, costituita da piccoli gruppi di case raccolti lungo i pendii del colle con vista sulla marina. Il mare non ci abbandona mai, le finestre con vista si aprono ogni qualvolta giriamo l’angolo. L’azzurro del mare contrasta con il verde dei terreni coltivati della pianura, il Tino e la Palmaria galleggiano all’orizzonte. Una stretta lingua di sabbia grigia è lì, ad uso e consumo dei turisti.

5763154Risalendo la collina attraverso il percorso che ci porta al borgo di Fontia, lungo il cammino incontriamo una mulattiera che si presenta davanti a noi. Il sentiero in alcuni punti sale rapidamente, sulla nostra destra possiamo osservare le Alpi Apuane che svettano maestose formando una cornice veramente unica. I ruderi che incontriamo sono i cosiddetti Palazzetti: sono i resti di un casino di caccia costruito a fine settecento dalla famiglia Del Medico che raggiungevano dalla loro villa di campagna posta più in basso. Proseguendo nel cammino per Fontia, sopra una collina circondata da vitigni che producono il famoso vino di Moneta, si ergono i ruderi di quello che un tempo fu un fiero castello. Noto come borgo fortificato, il Castello di Moneta risale dalle prime registrazioni nel 1035 ma pare abbia origini più remote. Almeno tre cortine murarie difendevano la Rocca e il nucleo abitato, mentre nel punto più alto della collina si trova il cassero, ancor oggi ben conservato nella sua struttura perimetrale. Per la sua posizione panoramica e di guardiano sulla sottostante valle, lo potremo definire custode degli antichi segreti delle Apuane settentrionali. Le origini del castello di Moneta risalgono all’alto medioevo, e il suo nome potrebbe derivare da “Arx Munita”.

Sfumata la vista mare, il panorama si apre in tutta la sua imponenza, siamo di fronte a cose mai viste, ammirazione e sgomento sono le prime sensazioni che si provano a guardare i monumentali bacini estrattivi situati sopra la città di Carrara. Ora non è più l’azzurro del mare a dominare la scena, ma il bianco marmoreo dei ravaneti, un tempo faro per i marinai, e l’escavazione praticata sui fianchi della montagna. È su queste montagne che Michelangelo nel 1518 venne per estrarre i marmi per i suoi capolavori. Guardando ancora più lontano si stagliano verso il cielo le possenti vette delle Apuane, quasi a volerlo graffiare: il monte Sagro, la nostra meta, le vette del Maggiore, del Grondilice e della Tambura, ricordata da Dante nella Divina Commedia con il nome Tambernicchi, e a chiudere la nostra visuale il monte Sella e la Brugiana, modesta montagna di circa 1000 metri.

Proseguendo il cammino iniziano ad apparire le prime case di Fontia (330 mt. slm), e finalmente tutto il borgo appoggiato sui fianchi della collina dominato dalla mole del campanile della piccola chiesa del XIII secolo di San Nicolò, con il suo storico altare policromo in marmi bianco e colorati e due artistiche statue, una di Santa Lucia protettrice del paese e l’altra di S. Nicolò a cui è dedicata la chiesa. Contiene altari e accessori del ‘700. Tra le peculiarità di Fontia citiamo le numerose maestà marmoree affisse alle facciate delle abitazioni.
Il colle di Santa Lucia, che domina il borgo, è l’ultima terrazza affacciata sul mare prima di scomparire alla vista. Da qui si possono infatti ammirare le Alpi Apuane, tutta la valle del Carrione sino a Marina di Carrara e dalla Marina di Pisa sino a tutto il golfo di La Spezia con Sarzana, Portovenere, l’isola Palmaria, Tino e Tinetto, e l’entroterra alle spalle di Sarzana con tutti i paesi sulle cime delle colline.  Nelle giornate terse si può vedere l’isola Gorgona e la punta nord della Corsica.

ortonovo19Sempre con vista sulle Apuane si arriva alla Foce di Ortonovo. Risalendo un piacevole stradello, un tempo utilizzato dagli abitanti come principale via di comunicazione, si arriva a Castelpoggio, antico borgo millenario situato in posizione panoramica domina la piana di Luni ed è circondato da boschi pascoli e terrazzamenti, tra castagni, corbezzoli, eriche e ginestre. Si trova sulla strada Carrara-Fosdinovo che costituisce il confine tra Toscana e la Liguria.  La parte alta del paese è quella più antica e costituiva un borgo murato di cui poco è rimasto dove si trova la chiesa parrocchiale della Natività di Santa Maria. Quest’antichissimo borgo, di cui esiste traccia storica sin dal X secolo, si sviluppava su un costone roccioso ed era difeso da un castello, oggi rimangono i resti di una torre cilindrica, di una cisterna e fondamenta con qualche muro tra alberi e sterpi. Castelpoggio, Castrumpodium in latino, era zona di confine tra Carrara e Sarzana e poi tra lo stato Modenese e quello Sardo mediante il torrente Parmignola che nasce nella zona. Da qui si snoda il sentiero per la Gabellaccia e per Campocecina. Il paese di Castelpoggio lega il proprio nome anche al marmo rosso che si estraeva nelle vicinanze del borgo e dove, ancora oggi, si possono notare nei pressi di una cava abbandonata alcuni blocchi riquadrati. Un tempo, a controllo di tutta questa vasta valle fu edificato, intorno all’anno 1000, un importante castello con annesso un borgo murato, che prese il nome di Volpiglione. La fortificazione aveva principalmente scopi difensivi e di controllo di importanti mulattiere, che partendo dalla città di Luni risalivano la Valle del Parmignola, mettendo in comunicazione le vallate del Carrione.

GabellacciaA regnare quasi incontrastato l’ambiente montano è l’albero del castagno, il cui frutto in tempi di carestia, causati da guerre e pestilenze, ha aiutato nella già povera alimentazione numerose famiglie. Salendo di quota troviamo il cerro e l’albero di faggio. Siamo ormai in prossimità delle grotte della Gabellaccia, antico sito preistorico in cui dimorò l’uomo nel periodo eneolitico e nella successiva età del bronzo. I materiali ritrovati confermerebbero questa teoria. Poco sopra siamo in vista del Passo della Gabellaccia, o Dogana della Tecchia. Questo passo ebbe importante rilevanza almeno fino al 1847, come confine di stato tra il Granducato di Toscana e i territori estensi. A testimonianza del pagamento della gabella, ossia la tassa che veniva pagata da coloro che attraversavano i due stati, restano i ruderi del vecchio edificio in sasso. Il tracciato fu adibito principalmente al trasporto del sale da Livorno a Fivizzano e ancora oggi dagli anziani è chiamata via del sale, anche se vi erano trasportate altre merci. La mulattiera era molto transitata durante la pestilenza di Genova del 1656 e, per evitare la Liguria, dal Nord Italia e viceversa si percorreva la via del Sale.

09cddPercorrendo il sentiero che dalla Gabellaccia conduce verso Monzone possiamo riconoscere tra la vegetazione l’imbocco di una galleria, è ciò che rimane di uno degli ingressi delle miniere chiamate di “Scortico” – Canale d’Arpa – dove veniva estratto il manganese, un minerale molto simile al ferro utilizzato nella produzione dell’acciaio. L’imbocco della miniera è purtroppo ostruito da una frana, ma fino a pochi anni fa si poteva entrare per alcune decine di metri nella montagna, camminando sotto le caratteristiche impalcature in legno che sostenevano la volta della galleria. Le miniere furono abbandonate nel dopoguerra. Fino agli anni cinquanta erano ancora visibili i carrelli su rotaia utilizzati per il trasporto del minerale.

Arrivati alla località Foce Pozzi, si rimane sicuramente colpiti dalle profonde spaccature simili ad enormi inghiottitoi, appunto chiamati pozzi, che penetrano nelle profondità della terra, formando un ambiente ipogeo ricco di cavità e gallerie, in cui il lento lavoro dell’acqua ha creato un ambiente ideale per lo speleologo. Le Alpi Apuane rappresentano una delle aree carsiche più importanti d’Italia; vi si contano quasi 1000 grotte. Tra le 50 grotte più profonde della penisola, 17 sono apuane, così come tra le 50 più estese in lunghezza, 8 sono apuane. Il carsismo rappresenta uno dei processi geologici più conosciuti per la capacità di dare vita a forme e paesaggi spettacolari. La maggior parte dei fenomeni carsici è dovuta all’azione delle acque d’origine meteorica sulle rocce, principalmente di tipo carbonatico (calcari e dolomie). P4025887

L’Antro degli Orridi è una grotta che si sviluppa nel calcare cavernoso ad una quota di 1100 metri sul livello del mare. Incamminandosi lungo il sentiero dal CAI 183 dopo una ventina di minuti si arriva in prossimità dell’ingresso della grotta in un sistema di doline. Una di queste è l’ingresso veramente spettacolare della grotta. Spettacolare perché si tratta di erosione inversa, che scende per una ventina di metri in mezzo al calcare cavernoso e sulle cui pareti scintilla un muschio verdissimo. Proprio di fianco abbiamo una dolina “gemella” che sprofonda di parecchi metri ma ancora chiusa al fondo. Se uniamo queste doline con una linea, intercettiamo un’altra grotta, il Buco Giallo che si apre nella valle parallela a questa a qualche centinaio di metri di distanza.

Siamo oramai in vista di Campocecina e dei suoi vasti prati semi pianeggiati, meta di numerosi turisti. A dare conforto all’escursionista troviamo il rifugio C.A.I. Carrara, appoggiato sopra una terrazza con vista sulla marina, immerso in un ambiente dominato dal faggio di alto fusto.  A dominare la scena è l’imponente mole del monte Sagro, la montagna sacra venerata dall’antico popolo delle statue stele. Castelpoggio20Lo scenario cambia nuovamente aspetto, il mare non ci abbandonerà più fino a quando non sarà raggiunta la vetta. Le isole in lontananza sembrano fluttuare cullate dalle onde, mentre la plumbea superficie del mare incontra l’azzurro del cielo. Qui prende forma uno spettacolo irripetibile. Il mare, avvolgendo il cielo nel suo abbraccio, crea un orizzonte che al tramonto si trasforma in una lunga scia colorata, che assume tutte le tinte di rosa, vermiglio e cremisi incendiando le nuvole alte che ancora nascondono il sole. I profili delle montagne, che prima ci apparivano lontani, dalla vetta del monte Sagro sono lì, imponenti e severe a dominare la scena con i loro pinnacoli aguzzi di cattedrale. In basso, incastonati sotto i precipizi del Pizzo d’Uccello e del Grondilice, si affacciano i tetti del paese di Vinca. Qui lo scorrere del tempo è ancora scandito dalla lenta opera della natura, e l’uomo è solo spettatore.

31648317_850879955103096_3751689229097238528_oSiamo finalmente in dirittura d’arrivo: raggiunta Base Pianza (Foce Pianza) dopo l’ascesa alla vetta del Monte Sagro si prosegue per strada bianca fino all’arrivo alla Rotonda di Campocecina dove termina il percorso dell’ottava edizione del Grande Trekking. Sotto la Foce di Pianza si apre uno dei più grandi bacini minerari di escavazione del marmo, e sotto questi, la città di Carrara con i suoi edifici storici: il Palazzo dell’Accademia di Belle Arti, il Teatro Animosi, il Duomo, Piazza Alberica, Piazza d’Armi.




Geologia

Non sono frequenti in Italia e in Europa i luoghi che possono vantare, come le Alpi Apuane, un patrimonio naturale così straordinariamente ricco di paesaggi, di ambienti e di emergenze naturalistiche. Non sono soltanto la flora e la fauna, comunque abbondanti di specie endemiche, ma pure le rocce, i minerali, i fossili, le strutture tettoniche, le forme superficiali e profonde della Terra, a fornire elementi inconsueti, vari e diffusi di valore ambientale.

Le Alpi Apuane sono soprattutto un complesso orografico di grande suggestione scenica, la morfologia assai aspra, con valli profondamente incise ed un’enorme energia del rilievo. Queste montagne devono buona parte della loro notorietà alla bellezza dei propri marmi e ai profondi abissi e alle grandi cavità del sottosuolo carsico.

Le Alpi Apuane rappresentano la più importante “finestra tettonica” della catena appenninica; per effetto dell’erosione, affiorano rocce a basso metamorfismo che nel loro insieme costituiscono il Complesso Metamorfico Apuano.

I Marmi

Il bacino marmifero apuano, unico al mondo per dimensioni e caratteristiche merceologiche, è una formazione ad andamento continuo con un’estensione di circa 10 per 20 Km ed uno spessore che in alcuni punti supera i 400 m. La sua presenza deriva dalla sedimentazione di cospicui depositi calcarei, in alcune zone particolarmente puri, sottoposti per milioni di anni alle forti pressioni e temperature determinate dalle sovrapposizioni di unità tettoniche. All’interno del bacino marmifero sono reperibili diverse varietà di pietre da taglio, come lo statuario, il bardiglio, l’ordinario, il venato, l’arabescato, il cipollino, il fior di pesco ed altri meno noti ma non meno belli ed apprezzati.

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Il Carsismo

Le Alpi Apuane rappresentano una delle aree carsiche più importanti d’Italia; vi si contano quasi 1000 grotte. Tra le 50 grotte più profonde della penisola, 17 sono apuane, così come tra le 50 più estese in lunghezza, 8 sono apuane. Il carsismo rappresenta uno dei processi geologici più conosciuti per la capacità di dare vita a forme e paesaggi spettacolari. La maggior parte dei fenomeni carsici è dovuta all’azione delle acque d’origine meteorica sulle rocce, principalmente di tipo carbonatico (calcari e dolomie).

La Flora

Sui primi rilievi, esposti a mare, la copertura vegetale è di tipo mediterraneo: fino a 300 m circa di altitudine è presente la macchia mediterranea a sclerofille sempreverdi, composta oltre che dal leccio, dal mirto, dal terebinto e dalla fillirea; questa copertura vegetale in vaste zone è stata sostituita con oliveti; fino a 600 m circa di altitudine, si trova la pineta di pino marittimo.

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Procedendo verso l’interno, con l’aumento dell’altitudine, si incontrano i querceto-carpineti ed i cerreto-carpineti, largamente sostituiti dall’uomo con vasti castagneti; i querceto-carpineti sono diffusi in tutti i terreni calcarei soleggiati del versante tirrenico delle Apuane da una quota di 400 metri fino a 1400 metri circa. L’albero che domina è il carpino nero, accompagnato dalla roverella e dall’orniello.

Nelle zone del querceto-carpineto, sui roccioni e fra i detriti, sono frequenti alcune delle specie endemiche delle Apuane: la globularia, la santolina, l’asteroide salicina flessuosa, la molchia, il cerastio apuano, il salice apuano ed altre.

I cerreto-carpineti sono diffusi per lo più nei terreni freschi, specialmente del versante lunigianese e garfagnino. E’ sempre presente il cerro insieme al carpino nero, al carpino bianco, ed al nocciolo.

Gran parte dei boschi caducifogli in passato è stata trasformata in castagneti cedui o da frutto: l’uomo ha piantato o favorito il castagno in tutti i terreni leggermente acidi adatti alla pianta per ricavare castagne e legname; è infatti largamente conosciuta l’importanza che il castagno ha rivestito, soprattutto in passato, nella vita e nell’economia delle popolazioni apuane.

A maggiori altitudini si trovano le faggete, dominate dal faggio, con maggiore estensione nel versante settentrionale delle Apuane, da quota 800-900 m fino a 1600-1700 m.

La vegetazione che caratterizza la zone di altitudine presenta aspetti differenti sulle vette di natura calcarea rispetto a quelle di natura silicea; sulle parti più elevate delle vette costituite da rocce silicee vivono le brughiere di altitudine.
Si trovano per lo più nelle Apuane centro-settentrionali e sono costituite principalmente da due diverse specie di mirtillo.

Le aride vette calcaree, apparentemente prive di vegetazione, ospitano in realtà numerose specie erbacee che vivono sulle pareti rocciose; si tratta per lo più erbe non graminoidi, cespugli ed arbusti, che determinano un tipo di vegetazione discontinua, chiamata vegetazione casmofila; questa rada copertura vegetale caratterizza largamente il paesaggio vegetale apuano d’altitudine e si sviluppa sulle vette costituite da marmo.
In queste situazioni ambientali compaiono numerose specie endemiche, quali l’atamanta e la silene lanuginosa.

La Fauna

Grazie alla tutela offerta dall’area protetta, nel corso degli ultimi anni la fauna selvatica delle Apuane è sensibilmente aumentata nel numero e nella quantità delle specie presenti. Un segno tangibile di questa nuova fase è dato dal ritorno dell’aquila reale che ora vi nidifica stabilmente. Tra i rapaci diurni sono inoltre presenti il falco pellegrino, il gheppio e la poiana mentre tra i notturni, il gufo, il barbagianni, la civetta e l’allocco sono le specie più diffuse.

GracchioCorallino

Tra i predatori opportunisti è presente il maestoso corvo imperiale e tra gli abitanti delle quote più elevate spiccano sia il gracchio alpino che il ben più raro gracchio corallino, dal caratteristico becco rosso, divenuto simbolo del Parco. Altre specie interessanti sono il sordone, il codirosso spazzacamino, la pernice rossa e altre ancora, come il torcicollo, il cuculo, il picchio muraiolo o la rondine montana, sono legate alle migrazioni stagionali. Assai numerosi sono i fringillidi e le cincie mentre il picchio verde e quello rosso maggiore risultano ben distribuiti nei boschi più maturi.

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I mammiferi sono oggi rappresentati da alcune specie di pipistrelli, da roditori come il ghiro, lo scoiattolo e il moscardino, dalla lepre, dal capriolo e dal cinghiale, mentre tra i predatori, oltre alla volpe, si contano il lupo, la faina, la donnola, la puzzola, la martora e il più accomodante tasso che si accontenta anche di vegetali. Il robusto e agile muflone è invece una specie introdotta che tuttavia si è adattata a meraviglia all’mbiente apuano, tanto da essere osservato piuttosto comunemente. Tra le rarità va segnalata l’arvicola delle nevi, un piccolo roditore giunto in questi luoghi durante gli ultimi eventi glaciali.

Nei torrenti non mancano le trote e tra gli anfibi, oltre alla salamandra pezzata, sono particolarmente degni di nota sia il tritone alpestre apuano che la salamandrina dagli occhiali; altre rarità sono rappresentate dal geotritone e da un insetto, la Nebria apuana, che risulta distribuito in una ristretta area geografica.


© 2019 del testo di Paolo Camaiora, Guglielmo Bogazzi & Andrea Maccari per GT8 il Grande Trekking